LU.HUN.GA “l’uomo mercenario” in lingua Babilonese. Le stelline nel Muso e nelle Coda hanno virtù umidificante e contribuiscono alle piogge in astro-meteorologia e alla lussuria e alle passioni amorose se si uniscono a Venere, o all’Ascendente, al Discendente o alla sorte di Eros nella genetliaca. Le stelle più brillanti Hamal, Sheratan e Mesartim stanno sul capo. |
GUD.AN.NA è il nome babilonese, “il toro celeste”, mentre le Pleiadi si chiamavano MUL.MUL, cioè “la costellazione delle costellazioni”. Quando questa costellazione sorge rende i corpi massicci, non proporzionati. Le stelle di Aldebaran, quelle sulle corna, le Pleiadi e le Iadi sono connesse ai terremoti, le ultime due anche alle burrasche e alle tempeste. La stella più brillante è Aldebaran posta sull’occhio, anche se a volte la si trova definita “nel cuore”, perché l’intera Costellazione si struttura, gira e vive su quell’astro. |
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Nome babilonese MASH.TAB.BA “i grandi gemelli”. Le stelle più brillanti, Castore e Polluce, stanno sul capo di ognuno dei due personaggi. Quando sorge all’Ascendente fa i nativi ben proporzionati nelle membra e di media altezza, viso regolare e braccia ben sviluppate, corpo gracile. Gli influssi sono misti fra le qualità di Mercurio (stella Castore) e di Marte (stella Polluce). |
Nome babilonese AL.LUL si riferisce solo alla Greppia (o Presepe). AL significa “catena, giogo” LUL sia “moltitudine” che “oppressione”, quindi si potrebbe tradurre sia “moltitudine di catene” che “giogo opprimente”. L’influsso di questo ammasso aperto ha le qualità di Marte e Luna, questa costellazione provoca grande secchezza e calore. Quando sorge all’Ascendente fa i corpi di bassa statura, ma coriacei. Voce fioca, spalle larghe, capigliatura abbondante e scura, ventre prominente, denti irregolari, occhi piccoli, sopracciglia folte. |
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Il nome babilonese è UR-A “il leone” o UR-GU-LA “la leonessa” e in Mesopotamia era più estesa di quella attuale. Le stelle presso il cuore emanano influssi di Marte e Giove. La stella più brillante è Regolo, posta nel cuore, ma la costellazione è molto ricca di stelle. Quando sorge all’Ascendente fa i corpi grandi e forti, soprattutto nella parte superiore, dalla testa imponente e di folta capigliatura. Andatura energica e rapida, gambe sottili, petto largo, aspetto vigoroso, voce sonora, colorito abbronzato. |
Nome babilonese AB.SIN “la dea Shala” per la parte occidentale, A.RI la parte sinistra a designare il “ramo di datteri”, ed era associata alla dea ISHTAR. La stella Vendemmiatrice unisce le luci di Saturno e Mercurio, Spica, la stella più insigne, di Venere e Marte. Quando sorge all’Ascendente dona un corpo armonioso nelle membra e di statura alta. |
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Nome babilonese ZI-BA.AN.NA “la bilancia celeste”. Alcune sue stelle sono benefiche, altre malefiche. Le stelle più luminose sono Zubeneshamali, sul piatto settentrionale e Zubenalgenubi, posta sull’asta dello strumento. Quando sorge ad oriente fa i nativi dal corpo ben proporzionato nelle membra, ma di breve statura. Fisico magro, volto innocente, bellezza in generale. |
Il nome babilonese è GIR-TAB “lo scorpione”. Antares, la stella più luminosa, di colore rosso, ha natura Marte e un poco Giove e generalmente è indicata stare nel cuore, anche se più propriamente la possiamo collocare nel dorso dell’animale, subito dopo la fronte. Quando sorge a est fa i corpi di media statura, ma con piedi e mani un poco più grandi rispetto alla giusta proporzione e i nativi sono piuttosto prolifici. Capigliatura abbondante, occhi piccoli, gambe lunghe, andatura rapida. |
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Il nome babilonese è PA-BIL-SAG “principe scintillante di fuoco”. In passato la stella più luminosa era Rukbat Alrami, era di prima grandezza, mentre ai giorni nostri è soltanto di quarta magnitudine. Quando sorge all’Ascendente fa i corpi armoniosi se all’orizzonte si pone la parta umana dell’immagine, non proporzionati se invece sorge la forma equina. In ambedue i casi l’altezza sarà media o di poco superiore. Viso pallido, capelli fini, ventre prominente, voce chiara e vibrante. |
Il nome babilonese è SUHUR.MASH.HA “il pesce capra”. Le stelle più luminose Algedi e Dabih stanno sulle corna e poi vi è l’asterismo sulla bocca detto Muso del Capricorno, queste ultime di natura Saturno e Venere. Quando sorge ad oriente fa i nativi di breve statura, dalle membra non proporzionate, corpo fiacco e magro, voce media o fioca, capigliatura abbondante. Se all’orizzonte vi sono le stelle della coda producono le affezioni dell’epidermide. |
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Il nome in Babilonia era GU-LA “il magnifico”. Le stelle più brillanti sono di terza grandezza, dunque non proprio fulgide, il resto della Costellazione è ancor meno appariscente. Le stelline della Cascata d’Acqua si accordano con la natura di Saturno e in minor misura di Giove. Quando sorge all’Ascendente fa armonioso nelle membra il corpo del nativo, la cui altezza sarà superiore alla media della sua linea genetica. Voce chiara. |
I nomi dati in Babilonia sono SHIM.MAH “la rondine celeste”, per il pesce meridionale e ANUNITUM, la dea Anunit (Venere) al pesce settentrionale. La Costellazione è vasta ma composta di stelle alla luce debole. Quando sorge all’Ascendente concede al nativo un corpo molto alto, ma non aggraziato e particolarmente esile. Occhi rotondi, viso largo, carnagione chiara, voce debole o velata, alcune membra mal proporzionate |
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Piccola ma luminosa costellazione dell’emisfero sud, ma basta andare a sud dei 30° nord e la si individua. È situata a sud dello Scorpione, era ben visibile all’epoca dei Romani e soprattutto dei Greci, infatti fu elencata da Tolemeo. Di colore bianco-azzurro le fu assegnata natura Venere e Mercurio. “Fa i custodi di templi … che venerano la potenza divina con inni religiosi, e chi, quasi Dio egli stesso, sia in grado di antivedere il futuro” Manilio |
Chi nasce al sorgere di Andromeda, infierirà sempre contro gli uomini con ferina crudeltà. Sarà poi o ministro dei pubblici castighi, o sentinella del carcere, o carnefice al quale si affiderà l’incarico di uccidere gli uomini. Che se una stella benefica congiunta con le malefiche osserverà questo luogo fa i preposti agli ergastoli o alle miniere. Se in verità questa stella sarà trovata al discendente e stelle malefiche guarderanno questo luogo, faranno sì che si venga gettati alle fiere o crocefissi. Che se si aggiungerà l’aiuto di stelle benefiche alle malefiche così disposte, faranno sì che si venga destinati alla scuola dei gladiatori, o si venga stretti perpetuamente in catene. Firmico Materno |
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Altair, che è per Tolemeo “la stella brillante, posta tra le scapole, chiamata Aquila”, è una stella bianca. Forma assieme a Vega e a Deneb il “Triangolo Estivo”. La costellazione trae la propria denominazione dall’uccello di Zeus, che trasportava le folgori del dio. Fu l’aquila a rapire Ganimede, per farne il coppiere degli Dei: il mito appare già in Omero quando, descrivendo l’albero genealogico dei Troiani, descrive il giovanetto come il più bello tra i mortali e proprio per questo degno di godere dell’immortalità e del privilegio di versare l’ambrosia alle divinità olimpiche. “L’Aquila fa il coraggioso, il forte, il sanguinario, l’invitto, e se culmina con Marte colui che non ha paura di nulla ed è assai violento”. Stadius |
Un pastore con sulle spalle una capra, la stella Capella (Capra) e due capretti lì vicino, Haedus Primus e Secundus. Ciò ha a che vedere con l’antica costellazione babilonese GAM, il “bastone del Pastore”. Esaminare ti sembrasse opportuno, e se la fama ti giunge della Capra stessa e dei Capretti, che nel mare tenebroso spesso hanno visto uomini dispersi, proprio lui tutto intero grande, a sinistra dei Gemelli, incontri reclinato, a lui la sommità della testa di Elice (Callisto) ruota di fronte, sulla spalla sinistra si distende la Capra Sacra, che dicono a Zeus la mammella abbia offerto, i sacerdoti di Zeus la chiamano la Capra olenia. Ma quella è grande e splendente; lì vicino al polso della sua mano debolmente risplendono i Capretti. Arato |
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Arturo è la stella più luminosa che per Tolemeo è “la stella rosso-arancio tra le cosce chiamata Arturo”. Il suo nome può significare in greco “guardiano dell’orsa” o “coda dell’orsa”. In riferimento alla posizione della stella nel cielo: se infatti si prosegue la curvatura verso sud delle tre stelle del timone del Grande Carro, si individua Arturo, che funge da base ad un grande asterismo a forma di aquilone, la Costellazione del Boote. Esiodo |
Per Tolemeo Sirio è “la stella nella bocca, la più brillante, chiamata il Cane, rosso-arancio”, si trova nella Costellazione del cane Maggiore. Sirius significa “ardente”. I suoi effetti erano ritenuti nefasti già da Omero, che di Achille dice: avanzar nella pianura, splendente come l’astro, che sorge quando è tarda l’estate, splendidi brillano i suoi raggi nel cuor della notte tra stelle numerose, che chiamano il cane di Orione, è il più luminoso, ma suscita un cattivo presagio, e reca ai mortali infelici molta calura. Omero – Illiade |
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La sua stella brillante è Procione, che in realtà è un sistema binario composto da una stella bianco-gialla e da una nana bianca. Secondo Eratostene la Costellazione è uno dei cani di Orione, che fu posto tra le stelle, vista la passione che questi aveva per la caccia e prova ne sia che vi sono dattorno anche la lepre ed altri animali. Dice Stadius: “Sirio e Procione, che attorniano il Sole che sorge, e che lo seguono, o che culminano con lui in quella disposizione, accorderanno la più grande autorità assieme ad una grande superbia”. |
Cassiopea, molto vanitosa, è la madre di Andromeda e sposa di Cefeo. A causa dell’empietà del suo comportamento, come riferiscono Arato e Igino, Atena dispose la sua figura in cielo in modo che, a causa della rotazione celeste, si venisse a collocare per diverse ore sottosopra e la veste, cadendo, le scoprisse le parti intime. |
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Detto anche Cavallino. Gemino e Tolemeo lo chiamavano “Testa del Cavallo”, ma non c’è traccia della Costellazione nei cataloghi antichi. Nella Torre il silenzio era già alto. Sussurravano i pioppi del Rio Salto. I cavalli normanni alle lor poste frangean la biada con rumor di croste. Là in fondo la cavalla era, selvaggia, nata tra i pini su la salsa spiaggia; che nelle froge avea del mar gli spruzzi ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi. Con su la greppia un gomito, da essa era mia madre; e le dicea sommessa: «O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna; tu capivi il suo cenno ed il suo detto! Egli ha lasciato un figlio giovinetto; il primo d’otto tra miei figli e figlie; e la sua mano non toccò mai briglie. Tu che ti senti ai fianchi l’uragano, tu dai retta alla sua piccola mano. Tu c’hai nel cuore la marina brulla, tu dai retta alla sua voce fanciulla». G. Pascoli |
Raffigura il re Cefeo, marito di Cassiopea e padre di Andromeda. La sua stella Alrai, sul piede sinistro, sarà tra circa 2000 anni la stella polare. In Mesopotamia questo re era ritenuto l’inventore della scienza delle stelle. |
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I Centauri erano esseri mostruosi, per metà uomini e per metà cavalli, con quattro zampe di cavallo e braccia umane. Vivevano in montagna e nei boschi, si nutrivano di carne cruda e avevano costumi brutali. Tutto il contrario era Chirone, rappresentato in questa Costellazione, saggio e sapiente, molto amico degli uomini, protettore del padre di Achille, Peleo, tutore dello stesso Achille, di Giasone, di Asclepio e del dio Apollo, ai quali insegnò la musica, la caccia, l’arte della guerra, la morale e la medicina. Chirone ha questa forma perché fu concepito in modo particolare: il padre Crono, di nascosto dalla moglie Rea, si unì a Filira, una figlia di Oceano. Rea però li sorprese in flagrante: Crono allora se ne fuggì via, prendendo le sembianze di un cavallo dalla lunga criniera. Filira si ritirò per la vergogna sulle montagne, dove partorì un essere mostruoso, in parte dio, in parte cavallo. |
Vari sono i miti legati al Cigno, animale sacro ad Afrodite: uno è quello secondo il quale Zeus si sarebbe trasformato in questo uccello per sedurre Leda. Un altro, narrato da Eratostene, vuole che Zeus si fosse invaghito di Nemesi, che cambiava continuamente forma per preservare la propria verginità: quando ella si trasformò in cigno egli fece altrettanto e riuscì a sedurla. Nemesi depose più tardi un uovo dal quale sarebbe nata Elena di Troia e fu posta da Zeus tra le stelle nella forma di Cigno in volo. Tolemeo attribuisce alle stelle del Cigno natura Venere/Mercurio. |
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Arato descrive in questa regione celeste un gruppo di stelle senza nome, disposte in circolo, davanti al Sagittario e sotto i suoi piedi anteriori. Igino cita alcune stelle disposte in circolo, una corona gettata via per gioco dal Sagittario. Tuttavia né l’uno né l’altro ne parlano come di una costellazione a sé stante. Invece per Gemino è già la Corona Australe e come tale viene catalogata da Tolemeo. Come la Corona Boreale anche la Corona Australe è connessa a Dioniso, e ricorda una delle più belle storie di amore filiale, di Semele figlia di Cadmo e Armonia. Mentre la Corona boreale rappresenta un dono divino e il mito relativo è molto antico, trovandosi già nell’Odissea. Narra una delle avventure più famose di Teseo, figlio di Poseidone e di Etra, l’uccisione del Minotauro. |
La stella più brillante è Alphecca, di natura venere/mercurio che così la commenta l’Anonimo del 379.Se questa stella sorge all’oroscopo, non solo rende i nativi noti, famosi e ricchi di risorse, ma anche assai eruditi, amanti delle dissertazioni filosofiche, eloquenti, creativi, perspicaci, ingegnosi, amanti della musica e delle arti, di buon cuore, piacevoli e dalla vita delicata, lieti, assennati e riflessivi, abili e fortunati. Apprendono assolutamente da soli e sono stimati per la virtù dei loro ragionamenti; hanno propensione per ciò che è virtuoso, sono ben parlanti e hanno un eloquio gradito, sono amabili e ben temperati nei loro costumi, sono solleciti, posseggono l’arte, del giudizio, sono generosi. Talora fa i nativi promiscui e facili ad eccitarsi nei piaceri di Venere, se Marte, orientale sopra l’orizzonte, osserva una di queste stelle al loro sorgere. E se Marte fosse angolare, i nativi sono coinvolti in qualche guaio a causa di documenti o spinti dalla passione, soprattutto se, così essendo posto Marte, Mercurio sorgesse. E se Venere o Marte, dal luogo dell’anti culminazione, osservano una di queste stelle al loro sorgere, nascono gli opposti dei casti e degli assennati e gli empi e quelli che sono impotenti nei piaceri di Venere o che hanno pochi figli o che hanno solo femmine. Nasce infatti grande differenza dalla diversa disposizione negli angoli di Venere e di Marte. Se Saturno osserva (questa stella brillante al suo sorgere), nascono i medici esperti, abili alla previsione, versati nei libri occulti e nelle iniziazioni ai misteri. Se Giove osserva, arreca una più grande prosperità e comandi, gloria e potere. Se sorge o culmina la brillante della Corona Boreale fa i gloriosi, gli stefanofori, i sommi sacerdoti, gli amici del re, dal corpo vigoroso e divengono celebri ed amati da molti. |
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Il Corvo e l’Idra sono costellazioni babilonesi antiche. Il Corvo era chiamato UGA, una parola che indica proprio l’uccello dalle piume nere, e probabilmente comprendeva anche Crater, “Coppa”. Si racconta che un giorno Apollo spedì un corvo a prendere dell’acqua pura per un sacrificio a Zeus, con una coppa d’oro. Il corvo partì ma, trovando un fico, ne assaggiò i frutti, trovando che erano ancora acerbi. Allora si fermò sotto il fico per attendere che maturassero. Una volta saziatosi, ghermì un lungo serpente d’acqua e poi, tornando dal dio, disse che era stata la presenza del serpente, che gli aveva fatto credere che la fonte non fosse pura, la causa del ritardo. Apollo, adirato, punì l’animale infliggendogli un supplizio per il quale, tutti gli anni, per tutto il periodo in cui i fichi maturavano sull’albero, esso non poteva bere da nessuna fontana. E, per ricordare insieme il fatto e la punizione esemplare, pose tra le stelle l’immagine del corvo, della coppa e del serpente, rappresentato appunto dall’Idra. |
Il Corvo e l’Idra sono costellazioni babilonesi antiche. Il Corvo era chiamato UGA, una parola che indica proprio l’uccello dalle piume nere, e probabilmente comprendeva anche Crater, “Coppa”. Si racconta che un giorno Apollo spedì un corvo a prendere dell’acqua pura per un sacrificio a Zeus, con una coppa d’oro. Il corvo partì ma, trovando un fico, ne assaggiò i frutti, trovando che erano ancora acerbi. Allora si fermò sotto il fico per attendere che maturassero. Una volta saziatosi, ghermì un lungo serpente d’acqua e poi, tornando dal dio, disse che era stata la presenza del serpente, che gli aveva fatto credere che la fonte non fosse pura, la causa del ritardo. Apollo, adirato, punì l’animale infliggendogli un supplizio per il quale, tutti gli anni, per tutto il periodo in cui i fichi maturavano sull’albero, esso non poteva bere da nessuna fontana. E, per ricordare insieme il fatto e la punizione esemplare, pose tra le stelle l’immagine del corvo, della coppa e del serpente, rappresentato appunto dall’Idra. |
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Al Delfino è collegata la storia del musico di Lesbo, Arione, un personaggio reale vissuto nel VII-VI secolo a.C., famoso citaredo, cioè un poeta che cantava accompagnandosi con la cetra. “Nel Delfino soltanto si trova, in relazione all’uomo, quella cosa che vanno cercando tutti i migliori filosofi, ovvero l’amore disinteressato. Questo animale, infatti, non ha bisogno di ricevere nulla dagli umani e, dal canto suo, nei confronti di tutti gli uomini mostra la sua benevolenza e amicizia, e molte persone ha soccorso in passato”. Plutarco |
Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. GK Chesterton Credo in ogni cosa fino a quando non si dimostra il contrario. Quindi credo nelle fate, nei miti, nei draghi. Tutto esiste, anche se è nella nostra mente. Chi ci dice che i sogni e gli incubi non sono reali come il qui e ora? John Lennon |
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Questa costellazione è un mistero. Arato ci dice che viene chiamata l’Inginocchiato e non si sa chi rappresenti. Cicerone, nella sua traduzione di Arato, si dimostra dello stesso avviso, e così pure Manilio. Paniassi di Alicarnasso, poeta epico del V sec. A.C., cugino di Erodoto, ed Eratostene, affermano che si tratti di Eracle. Igino, dal canto suo, espone tutte le possibili ipotesi: che si tratti di Eracle mostrato nell’atto di uccidere il drago delle Esperidi, di Eracle in lotta contro i Liguri, oppure di Teseo nell’atto di alzare la roccia a Trezene, o di Ceteo, figlio di Licaone, mentre piange la figlia tramutata in orsa, di Tamiri accecato dalle muse, inginocchiato in atto di supplica, o di Orfeo ucciso dalle donne di Tracia perché aveva spiato i misteri di Dioniso, o di Issione con le braccia legate, punito perché aveva tentato di violentare Era. È strano anche il fatto che l’Inginocchiato sia rappresentato a testa in giù: tuttavia è da ricordare che, per effetto della precessione, da latitudini sui 30-35°, fra i 2500 e i 3000 anni fa, la costellazione sarebbe apparsa diritta osservando verso nord: sarebbe sorta a nord est e tramontata a nord ovest, passando alla culminazione con la parte maggiore al di sotto dello zenit, in direzione nord. |
Per gli antichi Eridano è il nome di un fiume mitico, figlio di Oceano e di Teti, generalmente collocato nell‟Europa nordoccidentale. Variamente identificato con l‟Ebro, con il Reno, con il Rodano o con il Po, quest‟ultima ipotesi sembra la più probabile. Ai tempi di Tolemeo la costellazione terminava con la stella θ Eridani (Acamar), ma alla fine del „500 venne fatta proseguire fino alla stella α Eridani, Achernar. Entrambi i nomi derivano dall‟arabo akhir al-nahr che significa “la fine del fiume”. Un altro nome di Acamar è Dalim, nome dato nell‟ottocento derivandolo dalla denominazione con cui i beduini del deserto chiamavano α Eridani, al-zalim, ovvero “lo struzzo”. |
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Si tratta di una delle frecce con cui Eracle uccise il rapace che divorava il fegato di Prometeo sul Caucaso. Una freccia può essere scagliata solo tirandola prima indietro. Quando la vita ti trascina indietro con le difficoltà, significa che ti sta per lanciare in qualcosa di grande. Concentrati e prendi la mira. Dalai Lama |
La costellazione si snoda parallelamente alla Via Lattea, la stella più rimarchevole è Alphard, “la solitaria del serpente”. Così Arato la descrive: “Ma ancora infatti ed ancora un’altra costellazione Si stende dalla parte opposta; la chiamano Idra; simile all’animale lungamente si incurva e la sua testa al di sotto del centro del Cancro giunge, la spira invece è sotto il corpo del Leone, la coda è sospesa sopra il Centauro stesso. Al centro della spira la Coppa, all’estremità giace L’immagine del Corvo nell’atto di beccare la spira”. |
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La lepre scappa sempre fra i campi e mentre si allontana è già distante dai nostri sguardi. E quando si gira un’ultima volta per osservarci, un soffio d’aria l’ha già trasformata in un’ombra invisibile. Fabrizio Caramagna |
Vega, che è per Tolemeo “la stella brillante sul guscio, chiamata Lyra” è una stella bianca con un’elevata rotazione sul proprio asse. Appartiene alla costellazione della Lira e forma assieme ad Altair (α Aquilae) e a Deneb (α Cygni) il “Triangolo Estivo”, che è così chiamato per la modalità in cui si dispongono le tre stelle e per il fatto che è osservabile d’estate. Wega, corrotto poi in Vega deriva da waqi “planante”, che era parte di an-nasr al-waqì, “l’avvoltoio planante”: gli astronomi arabi chiamarono infatti la Lira “l’aquila che plana (o l’avvoltoio)”, in quanto la forma della costellazione suggerì loro quella di un rapace con le ali chiuse, che stende i suoi artigli per prendere la sua preda. Il nome Wega si diffuse in Occidente attraverso le Tavole Alfonsine. |
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Tolemeo la designa come “Fiera” e le assegna qualità Saturno e Marte. Non è dato sapere perché, fin dal manoscritto di Vienna, l’animale rappresentato sia un lupo. Potrebbe esserci un collegamento con l’antica costellazione controparte babilonese UR.IDIM “Cane idrofobo”, ma non è chiaro attraverso quali canali da Fiera divenga Lupo. |
È il mostro che il dio Poseidone scagliò contro le coste dell’Etiopia per punire Cassiopea e al quale Andromeda doveva venire sacrificata. Non si trattava di un animale marino esistente; il termine greco da cui deriva il nome latino, indica ogni sorta di mostro marino, e da questo proviene il sostantivo italiano cetaceo. È chiaro quindi che il termine italiano “balena” per indicare questa costellazione è del tutto errato, l’unico corretto essendo quello di “mostro marino”. |
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La costellazione della Carena è situata nell’emisfero australe e formava assieme alla Poppa e alle Vele l’antica Costellazione della NAVE ARGO, era la più vasta del cielo, ma fu smembrata in tre nel 1752 dall’Abbé de Lacaille. Traeva il proprio nome dalla nave con la quale Giasone e un gruppo di 50 eroi, gli Argonauti, partirono per il loro avventuroso viaggio nella Colchide, alla conquista del vello d’oro. Il giovane era figlio di Esone, che avrebbe dovuto regnare su Iolco, se il fratello Pelia non ne avesse usurpato il trono e non lo avesse gettato in prigione con tutti i suoi cari. Giasone accettò di partire per la rischiosa impresa a patto che, laddove avesse avuto successo, essi fossero liberati. Il vello d’oro era guardato da un drago immortale e dalle mille spire e l’eroe, indeciso sul da farsi, chiese consiglio all’oracolo di Castalia, che gli suggerì di partire al più presto con una nave: fu così costruita ARGO. Eratostene racconta che essa fu poi collocata tra le stelle per intervento di Atena, in modo che fosse un chiaro esempio per la posterità: fu infatti la prima nave ad essere armata e a fendere il mare, fino ad allora inviolato e che i naviganti, guardandola, traggono coraggio nei loro viaggi. |
Rappresenta Asclepio, il dio della medicina, figlio di Apollo, fu affidato da questi a Chirone, che gli insegnò l’arte medica, in cui Asclepio divenne abilissimo. Quando Perseo tagliò la testa a Medusa, il sangue che colò dalla parte destra del collo e che aveva potere benefico, fu dato da Atena al dio, che lo utilizzò per resuscitare i morti. Tuttavia Ade si lagnò con Zeus perché così gli venivano sottratti dei sudditi. In effetti anche Zeus, davanti a queste resurrezioni, si inquietò non poco, temendo che l’ordine del mondo ne venisse sconvolto, e uccise Asclepio con un fulmine, proprio mentre tentava di resuscitare Orione. Dopo la sua morte, fu trasformato nella costellazione di Ofiuco o Serpentario “colui che tiene il serpente”. Gli attributi ordinari di Asclepio erano serpenti avvolti attorno ad un bastone, per cui non è strano che in cielo sia rappresentato mentre sorregge con le mani un enorme serpente. |
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La più bella fra le costellazioni racconta la storia di un cacciatore della Beozia gigantesco, bellissimo e forte in modo prodigioso, figlio di Poseidone, che gli conferì il dono di camminare sulle acque. Giunto a un certo punto nell’isola di Creta, Orione si imbatté in Artemide, che non rimase insensibile al fascino del giovane che, come lei, amava la caccia e la vita nei boschi, e lo convinse ad andare a caccia con lei. Apollo, fratello di Artemide, sapendo della fama del giovane e temendo per la virtù della sorella, riferì a Gaia che Orione si vantava di poter sterminare tutte le belve che vivevano sulla terra. Infuriata, Gaia fece uscire dalla terra un gigantesco, velenosissimo, Scorpione. Nel titanico scontro Orione provò ad uccidere l’animale prima con le frecce, poi con la spada ma, resosi conto della sua invulnerabilità, si gettò in mare nel disperato tentativo di raggiungere l’isola di Delo. Fu però visto da Apollo che, astutamente, fece credere alla sorella che si trattasse di un furfante, un certo Candaone, che aveva sedotto una delle sue sacerdotesse, Opide. La invitò quindi a punirlo, trafiggendolo con una freccia. La dea, adirata, senza sapere che Candaone era il soprannome beota di Orione, prese accuratamente la mira, scoccò e lo trafisse senza scampo. Poi si buttò in mare per raggiungere il corpo e riportarlo a riva. Quando si accorse dell’errore, disperata, piangendo e supplicando invocò l’intervento di Asclepio, perché ridonasse la vita al giovane. Ma, mentre Asclepio si apprestava a farlo, Zeus si oppose, fulminandolo. Allora, Artemide pose l’immagine di Orione a perenne ricordo fra le stelle, facendo in modo che lo Scorpione, per non nuocergli più venisse a trovarsi dalla parte opposta del cielo, così come avviene in realtà. Infatti, quando tramonta uno, sorge l’altro, e viceversa. |
immobili, lassù. Il babbo dice: “Quella È l’Orsa”. “L’Orsa” il bimbo Non s’addormenta più. Forse il mostro terribile, dal cielo, al suo lettino, feroce scenderà e con le grosse zampe esperte di rapina anche lo ghermirà! Le sette stelle ancora contemplano dall’alto la terra rugiadosa. Dice la mamma: “Quello È il Grande Carro”. Ed ora Il fanciullo riposa. Riposa in pace. Sogna Di percorrere il cielo Sopra il carro d’argento, tra gli angeli e i pianeti lungo la chiara via che solca il firmamento. Gina Vaj Pedotti |
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Talete che esaminò approfonditamente questa materia e per primo chiamò la costellazione ORSA, era di stirpe fenicia, come afferma Erodoto di Mileto. Dunque tutti coloro che abitano il Peloponneso usano la prima Orsa; i Fenici invece, si regolano su quella che il suo scopritore ha suggerito loro, la osservano attentamente ritenendo di poter navigare più sicuri, e di certo la definiscono Fenice per l’origine di chi la scoprì. Igino, Poeticon Astronomicon |
È una figura della mitologia greca ed è il più famoso dei cavalli alati. Secondo il mito, nacque dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secondo un'altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro, insieme a Crisaore. Animale selvaggio e libero, Pegaso viene inizialmente utilizzato da Zeus per trasportare le folgori fino all'Olimpo. Grazie alle briglie avute in dono da Atena, viene successivamente addomesticato da Bellerofonte, che se ne serve come cavalcatura per uccidere la Chimera. Dopo la morte dell'eroe, avvenuta per essere caduto da Pegaso, il cavallo alato ritorna tra gli dei. Nella famosa gara di canto tra le Muse e le Pieridi, Pegaso aveva colpito con uno zoccolo il monte Elicona, che si era ingigantito fino a minacciare il cielo dopo aver udito il celestiale canto delle dee. Dal punto colpito dallo zoccolo di Pegaso nacque una sorgente, chiamata Ippocrene, o "sorgente del cavallo". Nello stesso modo, Pegaso fece scaturire una sorgente a Trezene. Terminate le sue imprese, Pegaso prende il volo verso la parte più alta del cielo e si trasforma in una nube di stelle scintillanti che hanno formato una costellazione, tuttora chiamata Pegaso. L'idea di un cavallo alato è molto antica e proviene dall'Asia Minore. La vitalità e la forza del cavallo, unite alla capacità di volare e quindi di svincolarsi dal peso della gravità fanno di Pegaso un simbolo della vita spirituale del poeta e della sua ispirazione che si eleva indomabile, incurante di qualsiasi ostacolo terreno. |
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È una costellazione settentrionale e contiene anche Algol, oltre a Mirfak. In questa costellazione si trova anche il radiante delle Perseidi o Lacrime di San Lorenzo, lo sciame meteorico che la Terra si trova ad attraversare intorno al 12 agosto e che è composto di particelle rilasciate dalla cometa Swift-Tuttle nelle sue precedenti orbite. La costellazione rappresenta l’omonimo figlio di Danae e di Zeus, eroe che uccise la Medusa. “Colui nella cui genitura Algol è infortunata, correrà pericolo capitale; se invece è ben posta, acquisterà la gladii potestas sugli uomini”. Cardano |
FOMALHAUT, che Tolemeo chiama “la stella nella bocca la stessa che si trova all’inizio della cascata dell’acqua”, ma recensisce questa stella anche tra quelle dell’Acquario, chiamandola “l’ultima della cascata dell’acqua e sulla bocca del Pesce Australe”. Trae il suo nome dall’arabo fa al-hut (al-janubi), “la bocca del pesce/della balena (australe)”. È detta anche “la solitaria” in quanto si trova in una zona celeste povera di stelle luminose. Eratostene ci informa che questo pesce viveva in un lago della regione di Bambice e che salvò la dea Derceto, che vi era caduta una notte dentro. Grazie a lei, che era figlia di Afrodite, gli dei posero lui e i suoi due figli (la Costellazione dei Pesci) nel cielo. Fomalhaut, secondo il giudizio del Cardano, assicurerà l’immortalità del proprio nome. |
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Il termine biblico che indica il serpente è NAHASH, che vuol dire appunto “serpente”, ma che deriva dalla radice NHSH, che significa “decifrare, scoprire”; perciò NAHASH potrebbe anche voler dire “colui che sa decifrare, colui che scopre le cose”. Sergio Gatti |
In Mesopotamia le due stelle più luminose del Triangolo, α Mothallah e β, assieme a γ Andromedae (Almach), formavano la costellazione dell’Aratro, APIN, da cui il nome della summa dell’astronomia babilonese. È singolare la spiegazione che Eratostene dà dell’invenzione di questa costellazione, che sia posta lì per indicare l’Ariete, poco visibile a causa della sua flebile luce, perché in realtà le stelle del Triangolo sono più deboli di quelle dell’Ariete! Inoltre il vertice del triangolo isoscele, che potrebbe servire da indicatore, non punta nemmeno verso l’Ariete, ma in direzione parallela. Oltre alle indicazioni mitologiche date da Eratostene, vale la pena di dire che Igino riferisce che la costellazione potrebbe rappresentare anche la Sicilia. |